Questa sera imparo l’inglese aka le serie tv (12) – La Casa di Carta

Vabbè, in teoria dovrei dire che “imparo lo spagnolo” ma l’ho seguita in inglese (santo Netflix) quindi non vale… Ma il titolo mi piace e lo tengo.
Un successone mondiale, da quando è finita sulla piattaforma di streaming, sta serie, tutti a guardarla e a parlarne.

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Trama: una banda di ladri entra nella zecca spagnola per realizzare la rapina del secolo, rubare i soldi, una quantità spropositata, ancor prima che siano immessi nel circuito economico; per fare ciò, oltre a un piano decente, hanno bisogno di ostaggi (e di uno in particolare), dell’aiuto di alcuni di loro e del supporto dell’opinione pubblica.
Otto delinquenti vengono quindi reclutati da un certo “Professore” per compiere il colpo del secolo; vengono portati in un casolare isolato, istruiti su come comportarsi ed interagire e gli vengono fornite nuove identità sotto forma di nomi di città. I rapporti personali e le interazioni sono vietate, nessuno deve avere legami.
E già qua il piano inizia a andare in vacca. 
Infatti i personaggi, oltre a instaurare un legame di amicizia, in qualche caso iniziano vere e proprie relazioni sentimentali.
La rapina ha inizio, la zecca è sotto assedio dalla polizia e iniziano i giochi, perfettamente sincronizzati e manovrati dal Professore, che resta all’esterno e da supporto di neuroni e logistica.

La voce narrante della serie è Tokyo, una giovane rapinatrice.
Direi che la medaglia d’onore per la rompipalle della serie la prende lei, anzi vince a man bassa proprio. Oltre ad essere l’unica quota-donna-figa dell’intera serie.
Peccato che, come si dice da me, sia bella ma completamente deficiente. E porta pure sfiga, visto che dove c’è lei ci scappa sempre il morto (perché è scema e se le dici vai a destra lei va a sinistra, naturalmente).
Per avere l’opinione pubblica a favore, infatti, è essenziale che non ci scappi il morto, che gli ostaggi siano trattati con decenza e che l’unico cattivo della situazione sia la polizia.
E lei spara e ferisce dei poliziotti tipo 5 minuti dopo che è iniziato tutto.
Genio.
E ha pure una relazione con Rio (che ha dimenticato de Janeiro per brevità), l’hacker del gruppo. Che ha l’espressione di un manzo al pascolo.

Abbiamo poi Oslo e Helsinki, che dovrebbero essere due serbi, che sono i soldati. Mosca e Denver (padre e figlio), il primo un minatore e il secondo… beh, Denver ha la risata e la dentatura da asino e il cervello di una gallina ma sicuramente qualcosa sa fare…
E Nairobi, la falsaria.
Menzioniamo Berlino per ultimo, l’unico personaggio con un po’ di spessore, il capo in pectore del gruppo, nonché il sociopatico della situazione.

Non che dalla parte della polizia ci siano delle novità: l’ispettore Murillo è nelle prime due puntate una donna che mangia uomini a colazione, poi si scopre che ha un divorzio burrascoso in corso, poi che il marito la picchiava, poi che forse non è vero perché il marito è scappato con sua sorella e quindi è tutta una farsa per vendicarsi, poi … spoiler… inizia una relazione con un tipo conosciuto al bar e mette in pericolo tutta l’operazione. Poi la licenziano, grazie a Dio.
Ed è affiancata da un Rambo sovrappeso e un gruppo di poliziotti che quando non sparano probabilmente sono al bar.

Perché, dunque, l’hai guardata Club?
a) mi ha fregato un collega, continuando a dirmi che era bellissima che era solo un po’ lenta nelle prime puntate e quando mi sono accorta che era un sonnifero ormai ero a Mosca (quella vera) e avevo solo quella e The Alienist scaricata sull’ipad.
b) vedere quanto si può raschiare il fondo del barile è un esercizio meditativo.
c) come sonnifero batte la chimica 10-0.

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Menzione d’onore all’orrenda versione de Bella Ciao che parte random (a parte un paio di scene).

A detta del produttore/sceneggiatore non si aspettavano questo successo: a volte sono onesti, vedi?

PS in lavorazione, prodotta Netflix stavolta, la serie 3 che poi è la due visto che la prima era solo divisa in due parti. Che culo…

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