Dei commenti e recensioni di ClubIppogrifo feat C. Achilli

Chi frequenta per disgrazia questa pagina o la sottoscritta sa benissimo qual è la mia cifra di vita: ridi delle cose serie se possibile e sii seria quando tutti gli altri sghignazzano.
Perché oltre a quelle risate troverai sicuramente qualcosa di inaspettato e magari bellissimo che allieterà la tua giornata.
O che la farà sprofondare nella melma ancora di più ma almeno ti sarai messa in gioco.
A casa mia tutti trovano rifugio e parola, nessuno viene giudicato 
né additato ma sempre nel rispetto l’uno dell’altro.

In merito alla pagina: amo i telefilm ben fatti, i libri ben scritti e la musica ben suonata, ma non posso fare a meno di incappare in attori-cani e scrittori poco allineati al mio gusto, è la vita, è una legge statistica.
Devo tacere e non dire, per esempio, che La Casa di Carta su Netflix mi fa dormire? Perché, è noioso PER ME, è tradotto dallo spagnolo all’inglese con termini desueti e boriosi. Ma lo guardo, rido e magari finirà commentato qua.
Altro esempio: mi piace un attore, mi piace così tanto che potrei pure guardare una schifezza con lui dentro ma perché non ammetterlo? Ho guardato tutto Dracula per il protagonista (che oltretutto è veramente devastato in questo telefilm) rendendomi conto di essere stupidina, ma a volte ci sta. Sullo stesso piano, la vista delle chiappe del suddetto attore (sode, in questo caso) mi ha convinto a vedere un’altra stagione di Vikings e devo dire che il bilancio è andato in pari, almeno stavolta.

Sulle letture: ho avuto la fortuna di avere un padre che acquistava libri per me, per mia madre, per sé e pure per i vicini, che aveva sempre il giornale anche se alla sera era troppo cotto per leggerlo e che mi ha insegnato che puoi essere una figa imperiale o un cesso a pedali ma che col cervello fai il culo a tutti e arrivi quasi dove vuoi.
Leggo da quando respiro, milioni di robe inutili, pochi classici e molta contemporaneità, fumetti e pure le istruzioni della macchina quando la compro.
Quando non sapevo leggere fingevo, col ditino grassoccio seguivo le parole che altri mi avevano letto e mi recitavo le parti.
Sono più furba di altri? No, assolutamente, ho una passione come a chi piace andare in bicicletta o fare escursioni.
Ognuno è fulminato alla propria maniera, che problema c’è?

Detto questo…

Una mia recensione ha scatenato un bordello tra i lettori di un autore per la presunta malignità intrinseca.
E già, mi hanno detto, tu sei prevenuta, non ti piace come scrive.
Ci mancava che qualcuno usciva con un “fai il bastian contrario per avere dei like” e avevo fatto filotto.
La premessa è doverosa: ho incontrato diverse volte l’autore e ho pure buona parte della sua produzione.
Sono masochista o che altro?
Forse semplicemente, ho iniziato a leggerlo, mi andava bene, ho continuato e notando che ha calato in un modo che non mi garba, ho smesso di leggere. Trovando un nuovo personaggio in libreria, che tutti esaltavano, l’ho ripreso nuovamente con la speranza che tornasse ai vecchi fasti.
Non è stato così per me e ho esternato il MIO parere personale.
Che grazie a Dio non fa legge; altrimenti, come dice mio padre, se fossi stata al posto della moglie del signore pelato saremmo i padroni del mondo, tanto gli avrei rotto i coglioni, altroché armiamoci e partite di recente memoria.
Non ho mai capito se sia un complimento o meno, ma è uguale.
E quindi? Posso dire che una cosa non mi piace o viviamo in una dittatura? E soprattutto, se dittatura è, possiamo identificare il bello e il brutto, così evitiamo di essere fuori sincrono e ciao?

Il contraddittorio dove sta, per questa gente?
Nel dirmi che si sentono toccate nel vivo perché ho usato il termine “ammiratrici in gonnella”; perché ho criticato il fatto che viene usato lo stesso mazzo di aggettivi per descrivere una persona, senza l’uso di una cosa chiamata sinonimo, con termini che potevano essere sostituiti con parole di ugual significato più gentili (quindi avvalorando la tesi che io, Carlotta, debba ingoiare il vocabolario mentre uno scrittore che viene pagato per utilizzare la lingua italiana no). Alla domanda “Ho offeso qualcuno?” mi si risponde “No”.
Perché mi sento offesa dal fatto che la protagonista sia lontana dagli stereotipi di genere imperanti.
Davvero? Ma scherziamo?
Lo stereotipo in questo caso è la protagonista, che per inseguire il grande amore deve annullarsi completamente, deve abbandonare tutta la sua vita precedente, fare terra bruciata per finire con il nuovo compagno. E dopo la di lui morte? Zero, sospensione della vita.
Se non è uno stereotipo questo…
Se poi sono stata rincorsa nei commenti esclusivamente da donne, che hanno addotto rimbotti come solo le adolescenti dei mie tempi alle prese con la diatriba se erano meglio i Take That o i Backstreet Boys o quelli che erano, che io ero già in fissa per Bryan Adams.

Se fossi meno gentile di quanto sono, direi di fare pace col cervello.
O semplicemente di ammettere che sui propri idoli non si concede contraddittorio perché-così-è-e-tu-non-sei-niente.

Se si  inizia una discussione mettendo in dubbio che due pareri simili (contrari) siano scritti dalla stessa persona, logica vuole che pure dall’altra parte possa essere così.
E se si inizia una discussione non vale il “vabbè adesso non ho tempo”. O si è costruttivi o si tace, rimandando a momenti più agevoli.
E regola vuole che si sposti la discussione dove le parti si possano confrontare (in questo caso sulla pagina del blog, non su quella che ha rilanciato l’articolo), taggando i partecipanti.
Non vale lanciare il sasso e nascondersi dietro la mancanza di tempo, l’ignoranza dei meccanismi del web. Se accedi e frequenti questi ambienti, ne accetti le regole, accetti che il tuo piccolo mondo antico si ritrovi improvvisamente nella modernità, giusta o sbagliata che sia.

Me la sono presa?
Sì e no, me la prendo quando mi si mette in discussione come persona da chi non mi conosce e manco mi frequenta sul web; perfetti sconosciuti che si svegliano, scoprono di avere una mente e iniziano ad usarla random.
No, perché grazie a Dio ho una vita relativamente piena e soddisfacente e non ho mai cercato l’approvazione gratuita.
Ma non aspirando alla santità ad un certo punto si attacca, per sopravvivere e per difendersi.

Mi dispiace però, ed a essere sincera è stato uno dei motivi per cui mi sono allontanata da un gruppo di lettori affini, che non possa esistere lo scambio di opinioni scevro da preconcetti. Perché non si argomenta più? Cosa c’è di male nell’esprimere un’opinione basata sì su un’idea personale ma portarla ad un livello più incisivo?

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